I miei approcci: La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
“…Se non si agisce sui pensieri, si rimane schiavi di un meccanismo perverso e negativo di interpretazione della realtà…”
Cos’è la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
Io ho scelto di accompagnare i miei pazienti in questo percorso con l’indirizzo di psicoterapia che ritenevo più vicino al mio modo di essere e di percepire il mondo, che leggevo attraverso i miei pensieri e i miei comportamenti, per questo ho scelto quello cognitivo comportamentale. Questo orientamento infatti si basa sull’assunto che i nostri pensieri (cognizioni) sono alla base delle nostre azioni e di cosa noi diciamo e facciamo. Non è la situazione che stiamo affrontando o vivendo che ci genera dei comportamenti ma ciò che noi pensiamo di noi stessi in quella situazione, in quel momento (es: “l’esame andrà sicuramente male”, “sbaglierò”, “sto per soffocare”, “non piaccio a quella persona”, “starò sicuramente male al cinema”, ..). L’importanza viene quindi posta ai pensieri riguardanti sè stessi, gli altri e il mondo che ci circonda, alle emozioni che tali pensieri generano in noi e ai comportamenti che di conseguenza agiamo sull’emozione che abbiamo provato (per es: la persona che avrà pensato al fallimento dell’esame proverà una forte ansia che non le permetterà di concentrarsi e studiare e di conseguenza non si sentirà preparato e eviterà di presentarsi all’esame).
Il disagio emotivo quindi nasce e si mantiene da pensieri ricorrenti, che vengono chiamati disfunzionali o “errori di ragionamento” che ci fanno leggere ed interpretare le situazioni sempre in un modo negativo. E’ come se filtrassimo la realtà con degli occhiali che ci fanno leggere le situazioni sempre allo stesso modo. La persona che si sente triste, depressa e ansiosa leggerà ogni situazione come difficoltosa, fallimentare e colpevolizzandosi, come se i suoi occhiali avessero delle lenti nere. E’ quindi importante riconoscere questi pensieri, che con il tempo diventano automatici, abituali e ricorrenti. Questi posso essere raggruppati e si può arrivare ad identificare le credenze disfunzionali e gli schemi più profondi di sè che hanno dato origine a quei pensieri automatici disfunzionali.
Una metafora che uso spesso è che noi siamo come un albero, che si compone di diverse parti. Le radici rappresentano ciò che ci sorregge, è il nostro schema di base, ciò che pensiamo di noi stessi come persone: siamo meritevoli di amore?, ci sentiamo all’altezza?, siamo in grado di?, ci sentiamo forti, sicuri?. Il tronco rappresenta le nostre credenze, cioè come leggiamo e interpretiamo il mondo, che regole sociali e culturali abbiamo messo dentro e infine le foglie sono i nostri pensieri automatici che sono il risultato di tutto il resto. “Raccogliendo una foglia” noi possiamo individuare le credenze e gli schemi di base sottostanti. Questi hanno origine da situazioni che la persona ha vissuto nella sua storia di vita (per esempio quella persona che pensava di sè che non sarebbe riuscito a superare l’esame può aver avuto esperienze in cui i genitori gli dicevano che lui non era in grado di fare i compiti, o di portare a termine un lavoretto o che non lo incoraggiavano ma lo sminuivano ..).
I pensieri (A), generano ——> le emozioni (B), che generano ———> comportamenti (C), che rinforzano i pensieri (A)… e il ciclo continua.
“Se non si agisce sui pensieri, si rimane schiavi di un meccanismo perverso e negativo di interpretazione della realtà che, per quanti sforzi facciamo, ci farà vivere sempre con ansia, tristezza e in continuo confronto e competizione con gli altri, impedendoci di gioire della vita”.
COME FUNZIONA E CHE SCOPO HA
La terapia cognitiva comportamentale attraverso l’utilizzo di diari cognitivi (ABC) identifica questi pensieri, credenze e schemi cognitivi e, per mezzo della loro confutazione e ristrutturazione cognitiva, si prefigge lo scopo di modificarli con altri più realistici, oggettivi e adattivi. Il fine é poter leggere le situazioni con pensieri più funzionali e quindi riuscire a emettere comportamenti adattivi e funzionali alla situazione che sto vivendo.
A questa tecnica si possono affiancare altre tecniche comportamentali derivanti dalla psicoterapia comportamentale. Essa aiuta a modificare la relazione fra le situazioni che creano difficoltà e le abituali reazioni emotive e comportamentali che la persona mette in atto in tali circostanze, mediante l’apprendimento di nuove modalità di risposta, l’esposizione graduale alle situazioni temute e il fronteggiamento attivo degli stati di disagio. Gli esercizi comportamentali possono essere molteplici, inclusi anche veri e propri esperimenti “in vivo” per disconfermare credenze e pensieri disfunzionali, oppure possono far riferimento a tecniche di rilassamento.
CARATTERISTICHE E PUNTI DI FORZA
Per raggiungere questo risultato vi è una collaborazione tra terapeuta e la persona che richiede aiuto, infatti si lavora attivamente insieme per sviluppare strategie efficaci alla risoluzione del problema riportato.
La terapia è attiva, il terapeuta cerca di insegnare al paziente ciò che si conosce dei suoi problemi e delle possibili soluzioni ad essi. Il paziente, a sua volta, lavora al di fuori della seduta terapeutica per mettere in pratica le strategie apprese in terapia, svolgendo dei compiti che gli vengono assegnati volta volta, al fine di intensificare il lavoro terapeutico e ottenere più velocemente dei risultati.
L’approccio è basato sull’affrontare i problemi che generano disagio nel presente, nel “qui e ora”e in modo concreto. Si forniscono gli strumenti cognitivi e comportamentali, si sviluppano le risorse per gestire il sintomo che la persona manifesta nel presente, come attacchi di panico, poca voglia di fare nella depressione, evitamento nelle fobie specifiche, superare modalità malsane di nutrirsi nei disturbi alimentari, eliminare rituali ossessivi nel disturbo ossessivo compulsivo, la promozione delle relazioni sociali, ecc..
La terapia cognitiva comportamentale è orientata allo scopo. Gli obiettivi vengono decisi e concordati con la persona ad inizio terapia, dopo una fase di conoscenza e di valutazione, in cui possono essere somministrati dei test. Viene poi spiegato il piano terapeutico e come poter arrivare a tali obiettivi. Si valutano strada facendo i risultati ottenuti e le risorse sviluppate, si possono anche modificare gli obiettivi e aggiungerne altri che alcune situazioni mettono in evidenza.
E’ a breve termine, in media per casi comuni il tempo varia da 9 a 12 mesi, con cadenza settimanale, dipende da caso a caso, in casi più gravi è bene sapere che può richiedere più tempo. (Infatti non c’è un tempo definito e fisso, dipende da alcune variabili che possono intervenire quali: gli obiettivi, la compliance..)
Infine è scientificamente fondata (evidence based), cioè basata su studi controllati. Ha mostrato risultati superiori o almeno uguali agli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma assai più utile nel prevenire le ricadute. Ha assunto il ruolo di trattamento d’elezione per i disturbi d’ansia e depressivi così come attestano recenti documenti diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).