Psicoterapia e Sostegno alla alla maternità e alla genitorialità - Dott.ssa Carolina Milanesi - psicologa e psicoterapeuta

Psicoterapia e Sostegno alla alla maternità e alla genitorialità

Affrontare e risolvere le difficoltà che si possono incontrare nella crescita di un figlio

Affrontiamo le difficoltà nel percorso legato all’arrivo di un figlio

E’ un percorso che lo psicoterapeuta e i genitori o neogenitori, o anche uno solo di essi (nei casi di monogenitorialità, separazioni o divorzi, vedovanza o in quei casi dove uno dei genitori capisce che ha bisogno di un supporto) intraprendono per affrontare e risolvere le difficoltà che possono incontrare nella crescita del loro figlio.

L’arrivo di un figlio è un evento di grande felicità per la coppia ma è anche accompagnato da molte sfide che i neo genitori devono intraprendere e affrontare e questo può suscitare in alcuni forti stress e insicurezze. Queste insicurezze possono riversarsi nel rapporto con il bambino e nella coppia. Possono esserci idee e stili educativi molto diversi nei neo genitori, che possono portare a scontrarsi sull’accudimento del bambino e possono creare tensione nella coppia, oppure possono nascere forti insicurezze in uno dei due genitori, che sente di avere rispetto a cosa è bene per la crescita del suo bambino e quindi si può sentire insicuro, incapace, sbagliato, solo, soprattutto se le persone che ha intorno tendono a dare consigli diversi, a prendere il posto genitoriale, ad incolpare e ad aumentare il senso di inadeguatezza che la madre o il padre già sentiva dentro di se. La psicoterapia in questo senso può aiutare quel genitore a riconoscere queste insicurezze, a capire che origine hanno e poterle risanare per permettere a quel genitore di essere sicuro e fiducioso nelle proprie capacità e poter creare una sana relazione con il proprio bambino.

Questa relazione nasce ancora quando la coppia decide di avere un bambino, infatti questa inizia ad avere aspettative, idee del proprio cucciolo, di come sarà fisicamente, a chi assomiglierà, come saranno come famiglia una volta nato, successivamente queste idee continuano e prendono forza durante la gravidanza, per terminare con la nascita del bambino e proseguiranno poi per tutta la sua successiva crescita.

Se quindi la relazione con il bambino si forma ancora prima che il bambino nasca, capiamo che è importante sapere come si sono svolti sia la gravidanza sia il parto, perchè entrambi questi passaggi possono mettere le basi per una relazione soddisfacente o meno con il bambino.

Avere avuto grossi problemi in gravidanza, ad esempio un diabete gestazionale, una minaccia di perdita del bambino, o un parto difficoltoso o rischioso per il neonato, una scadenza pretermine o post-termine, può determinare un forte stress nella madre e nel padre e creare dei traumi che si potranno ripercuotere nella relazione con il bambino, poiché il genitore traumatizzato, più o meno consapevole, dovrà affrontare quel trauma/ferita mentalmente e non sarà pienamente “presente” per il bambino o non riuscirà ad esserlo in modo del tutto funzionale. Per questo è importante dare supporto psicologico in questi casi, poter rielaborare quel trauma e permettere al genitore di essere “libero”mentalmente e potersi prendere cura del proprio bambino, potendosi sintonizzare con i suoi bisogni affettivi.

Se invece la gravidanza e il parto sono andati bene le sfide che un genitore può incontrare possono essere successive ai vari momenti di crescita del bambino. Possono esserci difficoltà nelle gestione dei pianti, nella fase di addormentamento, nello svezzamento, o in altre tappe evolutive successive, come quella dell’adolescenza.

Possono poi accadere eventi di vita difficoltosi che possono stravolgere l’equilibrio familiare e la serenità genitoriale, come una diagnosi di malattia, lo sviluppo di un disturbo psicologico o fisico, un trauma o una disabilità del figlio. Questi eventi portano grande dolore e sofferenza nei genitori che devono cercare di sostenere il figlio, accettare ciò che è accaduto e allo stesso tempo prendersi cura del proprio dolore. Anche in questo caso, se questa sofferenza e questi eventi di vita traumatici non sono risolti, fanno sì che il genitore, sempre più o meno coscientemente, non riuscirà a essere pienamente presente in modo funzionale per suo figlio, cioè farà fatica a sintonizzarsi sui bisogni emotivi del bambino o del figlio e non riuscirà a esserci come figura di riferimento coerente, sicura, stabile, confortante e rassicurante. Per questo è importante che il genitore si occupi della propria sofferenza e del proprio dolore, rielaborandolo, ciò gli permetterà di tornare ad essere una figura stabile, sintonizzata con i bisogni del bambino e la relazione con lui ne beneficerà. “Il genitore è il miglior terapeuta di suo figlio!”

Essere genitori non è facile, ognuno fa del suo meglio con gli strumenti e i modelli che ha appreso nella sua infanzia. Infatti a sua volta il genitore è stato figlio e ha respirato e vissuto i comportamenti dei suoi genitori verso se stesso e il mondo. Essi gli hanno fatto da modello. E’ esistito ed è stato in relazione con quel tipo di modalità ed emotività per tanti anni e inconsapevolmente gli sono entrati dentro. Per questo nel momento in cui quel figlio diventa genitore, rimetterà involontariamente quelle stesse risposte emotive che ha vissuto con suo figlio. Questa è quella che noi psicologi chiamiamo la trasmissione dell’attaccamento.